Il nichel negli alimenti: la Commissione Europea intende fissare dei limiti

Il nichel negli alimenti: la Commissione Europea intende fissare dei limiti

Nel mese di marzo, la Commissione Europea ha avviato una consultazione pubblica al fine di ricevere commenti in relazione ad una sua proposta per introdurre livelli massimi di nichel negli alimenti, non normati dal Regolamento (CE) n. 1881/2006, ora sostituito dal Regolamento (UE) 915/2023, che entra in vigore il 25/05/2023.

Già nel 2020, l’EFSA (l’autorità europea per la sicurezza alimentare) aveva espresso la propria preoccupazione per la presenza del nichel negli alimenti e nell’acqua potabile, con potenziali rischi per la salute pubblica.

La Commissione Europea ha perciò raccomandato agli Stati Membri di promuovere una raccolta dati sui livelli di nichel presenti negli alimenti, inclusi gli integratori alimentari.

Dei limiti per il nichel sono già stati stabiliti per i cosmetici, ma quali sono le conseguenze di un’eccessiva introduzione di nichel attraverso la dieta? Quali gli alimenti interessati? E che misure noi di EPO abbiamo deciso di adottare per i nostri estratti?

Nichel: cos’è e dove si trova

Il nichel è un metallo pesante piuttosto ubiquitario in natura; d’aspetto simile all’argento viene utilizzato in molte leghe metalliche, ragion per cui si ritrova in molti oggetti di uso comune, quali: 

  • Gioielli di bigiotteria e accessori, come occhiali e cinture etc.;
  • Chiavi e monete;
  • Detersivi, saponi e cosmetici;
  • Utensili per la cucina, come pentole e stoviglie.

Per tutti quegli oggetti che vengono a diretto contatto con la pelle già il Regolamento (CE) 1907/2006 REACH (Allegato XVII, punto 27) ha introdotto delle restrizioni volte a limitare il rilascio del metallo.

Tuttavia il nichel è rintracciabile anche nell’acqua potabile e, in minime quantità, si trova anche negli alimenti, specialmente nel cioccolato, nei semi oleosi, nei cereali, in alcune verdure (come pomodori, spinaci, asparagi, cavoli ed ortaggi affini), in alcuni frutti freschi e in quelli secchi, nelle alghe, nei crostacei e nei frutti di mare

Allergia e intolleranza al nichel: quali sono i rischi per la salute?

Come tutte le allergie, anche quella al nichel consiste in una risposta immunitaria eccessiva verso questo metallo. 

Nei soggetti predisposti, il nichel può infatti provocare una reazione, in genere dopo un’esposizione prolungata o ripetuta a oggetti che lo contengono, caratterizzata da dermatite da contatto, ma anche sintomi sistemici, quali orticaria, eczema e prurito.

Per tale ragione la normativa cosmetica in vigore, inserisce il nichel nell’allegato II, cioè tra le sostanze non impiegabili, ma introduce anche il concetto apparentemente contraddittorio di “tecnicamente inevitabile nonostante l’osservanza di buone pratiche di fabbricazione”; pertanto la presenza di nichel in tracce può essere tollerata se il cosmetico è stato valutato sicuro nel suo complesso. L’ Istituto Superiore di Sanità per le formulazioni cosmetiche ha comunque fissato una soglia massima di 10 ppm.

Il nichel però è anche un microelemento utilizzato dal nostro organismo come cofattore per diversi enzimi coinvolti in molte vie metaboliche; per un organismo adulto sano il suo fabbisogno giornaliero è di 100 microgrammi, un quantitativo piccolissimo, generalmente soddisfatto dalla dieta; un’assunzione eccessiva di nichel può portare a manifestazioni cutanee, problemi gastrointestinali, gonfiore, mal di testa e vertigini, problemi respiratori e dolori al torace.

Le misure adottate da EPO 

A seguito dell’attenzione rivolta dalla Commissione Europea ai possibili livelli di contaminazione da nichel negli alimenti, EPO ha subito avviato una raccolta dati relativa al contenuto di questo metallo pesante, che continuerà per il triennio 2024-2026.

Questa analisi è utile al fine di poter ottenere informazioni su eventuali criticità ed emettere un successivo piano di controllo, nell’ottica di poter soddisfare eventuali futuri requisiti normativi. Sebbene i botanicals non vengano esplicitamente menzionati dalla proposta della Commissione Europea, il limite massimo considerato sarà di 1 ppm.

In conclusione, in vista delle future restrizioni proposte dalla Commissione Europea, EPO sta già adottando misure per garantire la sicurezza dei propri prodotti ed effettuerà un monitoraggio triennale delle materie prime vegetali considerate a più alto rischio di contaminazione ambientale.

Come sempre, siamo disponibili a supportare i nostri clienti in caso di dubbi o qualora si rendessero necessarie maggiori informazioni sulla nuova proposta (qualityassurance@eposrl.com).

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