Materie prime e supply chain: le conseguenze della guerra in Ucraina

Materie prime e supply chain: le conseguenze della guerra in Ucraina

Il terribile corso degli eventi in Ucraina sta ancora una volta mettendo alla prova l’economia globale, con conseguenze devastanti sulle catene di approvvigionamento. 

Non bastano le immagini restituite dai telegiornali, scene di altre epoche, che speravamo di non vedere più. Gli effetti sulla vita delle persone e delle imprese in tutto il mondo sono già evidenti: inflazione in repentino aumento, possibili interruzioni nelle forniture, scarsità di alcune materie prime

Basti pensare alle conseguenze sulla filiera alimentare, in particolare per quanto riguarda i cereali. Secondo l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, la Russia e l’Ucraina rappresentano più del 25% del commercio mondiale di grano e più del 60% di quello dell’olio di girasole, oltre che il 30% delle esportazioni di orzo.

La Russia è anche un grande esportatore di fertilizzanti, dato che potrebbe avere un impatto sulle rese delle colture a livello globale. Nel corso degli ultimi anni, l’Ucraina ha aumentato costantemente le sue esportazioni, diventando un importante fornitore di materie prime, prodotti chimici e macchinari. In ognuno di questi casi, l’aumento dei prezzi e la discontinuità nell’approvvigionamento sono già una realtà. 

L’impatto del conflitto russo-ucraino sul mercato degli estratti botanici

Non fa eccezione il mercato degli estratti botanici. In particolare, come riporta Nutraingredients Usa, almeno due ingredienti provenienti dalla Russia potrebbero essere difficili da reperire nei mesi a venire: la rodiola (Rhodiola Rosea) e l’eleuterococco (Eleutherococcus senticosus), anche conosciuto come Ginseng Siberiano. 

Il commercio di queste due specie botaniche avviene prevalentemente nelle regioni dell’Asia settentrionale al confine tra Russia e Cina. Dal momento che la Cina è tra i pochi paesi che non hanno ancora imposto sanzioni sulle importazioni dalla Russia e restrizioni sui pagamenti, questo tipo di scambi potrebbe verosimilmente non essere intaccato a breve termine. 

Anche la fornitura di maltodestrina, un supporto fondamentale negli estratti secchi, potrebbe essere messa a rischio. Questo polimero, infatti, deriva dal processo di idrolisi dell’amido di mais, per il quale l’Ucraina è il secondo fornitore in Italia dopo l’Ungheria. I prezzi sono in rapida crescita: solo nell’ultimo mese si è osservato un rimbalzo del 41%. Una notevole difficoltà per le aziende, che devono attivare in tempi record accordi con nuovi fornitori. 

Verso una supply chain più equa e locale

Una cosa, comunque, è chiara: di fronte a scenari come la pandemia e la guerra russo-ucraina, le aziende devono adottare modalità organizzative più flessibili e resilienti, capaci di mitigare le conseguenze sulla produzione e la distribuzione di beni e merci. Occorre innanzitutto un ripensamento in ottica strategica della supply chain. Secondo gli analisti di Deloitte, almeno due azioni risultano sempre più cruciali:

  1. attivare fonti alternative di approvvigionamento. Per le aziende che hanno più fornitori, è importante muoversi rapidamente per attivare relazioni con fornitori secondari e assicurarsi ulteriori scorte. Allo stesso tempo, le aziende devono fare attenzione nella scelta di luoghi di approvvigionamento alternativi per le materie prime chiave. 
  2. considerare supply chain più etiche e locali. Se la pandemia ha rappresentato un primo slancio per rimodellare le catene di fornitura globali con una struttura più locale, il conflitto in Ucraina e le sue conseguenze sulle materie prime accelereranno questa tendenza.

Localizzare le catene di approvvigionamento può offrire ai governi e alle aziende un maggiore controllo e diminuire la dipendenza dall’estero. E se l’onshoring non è possibile, come nel caso di materie prime non disponibili sul territorio nazionale? In questo caso è possibile impiegare strategie di “friend-shoring”, ovvero la riorganizzazione delle catene di approvvigionamento critiche attraverso la sostituzione di rischiosi fornitori stranieri con alleati e partner vicini. 

La nostra azione per la continuità di business

Nel contesto del conflitto russo-ucraino, anche EPO si sta muovendo per garantire ai propri clienti la continuità delle forniture. In particolare:

  • acquistiamo droghe da diversi fornitori qualificati, anche per quanto riguarda piante tradizionalmente originarie dell’Ucraina, della Bielorussia o della Moldavia, come il tallo di lichene islandico, le foglie di uva ursina, la radice di valeriana e i fiori di arnica;
  • la scelta di selezionare diverse fonti di approvvigionamento per la stessa materia prima nel corso degli anni ci permette oggi di garantire la continuità della produzione e di conseguenza la fornitura continua ai nostri clienti. 

Occorre comunque considerare che la crisi russo-ucraina può pregiudicare la disponibilità delle stesse materie prime anche in altri paesi. Pertanto, nonostante tutti gli sforzi, l’approvvigionamento di alcune materie prime potrebbe diventare critico.

Desideriamo esprimere la nostra vicinanza ai fornitori, ai clienti e a tutto il popolo ucraino in questi tempi bui. Non smettiamo di coltivare il sogno di un mondo dove la pace tra uomo e uomo e quella tra uomo e natura siano la base per costruire relazioni di giustizia ed equità a tutti i livelli. 

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