Una nuova frontiera: l'uso dei botanicals come materie prime “green” nell’industria e nel restauro di opere d’arte

Una nuova frontiera: l’uso dei botanicals come materie prime “green” nell’industria e nel restauro di opere d’arte

L’uso dei botanicals come materie prime “green” nell’industria e nel restauro di opere d’arte si inserisce nella crescente attenzione all’ambiente e all’utilizzo di strategie “ecofriendly”, in linea con le sfide dell’Agenda ONU 2030.

Le piante medicinali fin dagli albori dell’umanità sono state impiegate per migliorare la salute dell’uomo e degli animali, ma i botanicals possono essere usati anche in contesti diversi dalla nutraceutica; molti settori industriali si stanno muovendo in questa direzione, introducendo gli estratti vegetali nelle loro lavorazioni o come supporto ad esse. 

Ma quali sono i loro impieghi? Perché possono essere considerati green? E soprattutto qual è il vantaggio nel loro utilizzo? Continua a leggere per scoprirlo!

Cosa sono i botanicals e quali sono le loro proprietà

Le piante sono un autentico scrigno di composti biochimici, sostanzialmente divisibili in due categorie:

  • metaboliti primari o generali, come clorofilla, proteine, lipidi e zuccheri, prodotti da tutte le piante e necessari alla sopravvivenza delle cellule stesse;
  • metaboliti secondari o specializzati, costituiti principalmente da terpeni, alcaloidi e fenoli, sintetizzati nella pianta attraverso vie metaboliche specializzate e specie-specifiche (cioè caratteristiche di una specie vegetale); questi ultimi svolgono nella pianta una funzione protettiva nei confronti di microrganismi o danni fisici e chimici, ma anche di deterrenza o attrazione verso gli animali superiori.

Per le caratteristiche intrinseche delle piante, questi composti organici, che ritroviamo negli estratti o botanicals, sono biodegradabili, ecologici e rinnovabili.

L’uso industriale dei botanicals è dovuto non solo alle loro proprietà biocide, cioè essenzialmente antimicrobiche, ma anche per la loro capacità anticorrosiva, antivegetativa e di schermatura dei raggi UV.

L’uso degli estratti vegetali nell’industria nautica

Tra le applicazioni industriali degli estratti vegetali è il caso di citare quella nell’industria nautica. Gli estratti vegetali possono infatti svolgere un’importante azione di contrasto al fenomeno del biofouling, cioè la formazione di biofilm su superfici immerse nell’acqua, come quelle di imbarcazioni, strutture marine, condutture e barche. La formazione di questo biofilm, causata da organismi come virus, batteri, microalghe, funghi e protozoi, ha un costo enorme in termini di mantenimento e riparazione delle superfici coinvolte, senza contare l’aumento delle emissioni di gas nocivi, dovuto al maggior consumo di carburante per l’appesantimento delle imbarcazioni su cui si accumula il materiale organico.

L’utilizzo di un antivegetativo naturale può contribuire a controllare questo problema senza ricorrere ad agenti tossici, come il tributilstagno, che hanno impatti negativi sulla vita acquatica. Alcuni fenoli, glucosinolati e flavonoidi si sono dimostrati molto promettenti in questo campo.

Estratti vegetali come composti bioattivi negli imballaggi alimentari

Alcune matrici vegetali come foglie, fiori, frutti, semi e oli sono noti per essere fonti naturali di molecole antiossidanti e antimicrobiche atossiche, ecologiche e sicure. Per questo motivo si sta sempre più diffondendo lo studio di estratti vegetali come composti naturali bioattivi negli imballaggi alimentari e nei rivestimenti commestibili, per allungare la durata di conservazione dei prodotti, in alternativa ad additivi alimentari chimici ed artificiali. 

In questo campo sono stati sperimentati oli essenziali ed estratti di alcune piante tropicali.

Estratti vegetali: un’alternativa efficace per il restauro dei beni culturali

Altro panorama alquanto interessante è quello inerente al biodeterioramento delle opere d’arte, causato da funghi, batteri e altri agenti biologici che ne minacciano la conservazione. Molte sostanze chimiche utilizzate per il restauro possono infatti essere pericolose per le opere d’arte, per la salute dei restauratori ed anche per l’ambiente. Per questo, da alcuni anni si stanno sperimentando tecniche alternative di restauro basate su prodotti naturali. Le ricerche si concentrano su alcuni oli essenziali ed estratti con proprietà antibatteriche, antifungine, antiadesive ed antiossidanti, in grado di contrastare efficacemente il decadimento delle opere d’arte. 

Recentemente, per esempio, è stata restaurata un’opera conservata presso gli Uffizi di Firenze, utilizzando per la prima volta una miscela di idrolato di arancia amara e di olio essenziale di corteccia di cannella; si tratta de Il Silenzio di Jacopo Zucchi e questa tecnica innovativa ha permesso di rimuovere la contaminazione fungina dal dipinto con un ottimo risultato.

Anche il Timo volgare si è dimostrato capace di contrastare il deterioramento del legno causato da batteri, funghi e insetti in opere d’arte, come nel caso di una scultura in legno appartenente alla collezione Sogo Bò del Museo Internazionale delle Marionette “Pasqualino Noto” di Palermo.

Su quest’ultimo argomento puoi leggere lo studio a cui ha collaborato EPO: L’uso di Thymus vulgaris come olio essenziale e in soluzioni idroalcoliche per contrastare la colonizzazione microbica di opere d’arte in legno.

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